Saturday, 6 May 2017

A link to Remedia



I have written a post about fascism and medical doctors on Remedia, an illuminating blog concerning the history of medicine. Those who are interested may click on this link:


https://remedianetwork.net/2017/04/03/mussolinis-speech-to-medical-doctors/

Italian Food: Grandmothers against Grandmothers


Italian version below
As said in the previous post, Ferrero's attempt to involve grandmothers in the promotion of their products is really interesting. Grandparents have a long tradition in food advertising, as they clearly represent tradition, authenticity and the food of the good old days.
The two novelties of the campaign Bontà a Prova di Nonna (grandmother-proof goodness) are that here the grandmothers play the role of the guardians, and that the campaign adopts the language of the social media. As regards the role played by the grandmothers, this may be considered as an extension of the role of the tastemaker. Tastemakers are those who have the credibility to establish what is good and what is not. This is the role that the elderly have always played in those food cultures where tradition overwhelms novelty. While, for example in the Anglo-Saxon countries, it is the chefs who establish what is good and what is not, in the south-European countries this is up to the elderly. Certainly things have been changing, however these are still the dominant trends in the two food cultures. In fact, in these south European cultures, usually old people are represented in contrast with novelty, a bulwark against industrialization and loss of identity. Ferrero, instead, represent them as a bridge between novelty and tradition, which is a meaningful change. The final message of the campaign seems to be: industrialized food may be traditional.
May this be true? What do Italian grandmothers really think about it? It seems that they disagree from Ferrero. The female pensioners of the Italian association of farmers haven't appreciated the campaign. In a public statement, they say that Ferrero's products are certainly good, but that the snacks prepared by grandmothers in rural countries are totally different. They add that they would like to meet the four grandmothers of the campaign in order to exchange recipes of snacks, jams, bread, biscuits, and of all those foods that they prepare to persuade young people not to go to bars and fast food restaurants. In the end, they say, the industrialised production process cannot be equal to grandmothers' hands.
I hope that Ferrero's grandmothers and ex female farmers will meet, and I would certainly like to be there. Unfortunately, I'm afraid that this meeting will never happen. In fact, it is the second novelty, the language of the social media, that seems to hinder the meeting. On the one hand, we should ask whether the language adopted by the campaign is the real language of the social media. The four grandmothers are actually testimonials, and Ferrero's campaign is a form of advertising. On the other hand, the female ex-farmers are actual female ex-farmers, that is, reality, and consider the four grandmothers of the campaign as other real grandmothers. It is evident that the two groups of grandmothers play on two different fields, are the expressions of two different roles and pursue two different aims. Even if they will meet, they would speak two different languages. In order to organize a real social media debate on the theme “May industrial food be traditional?”, Ferrero should adopt the real language of the social media. It should publicly invite real Italian grandmothers to visit the industrial plant and open its social media to real comments. This would really mean adopting the actual language of the social media and taking into account the roles of the grandmothers as the guardians of tradition.



Italian version

Come scritto nel post precedente, il tentativo della Ferrero di coinvolgere le nonne nella promozione dei loro prodotti è molto interessante. Le nonne (e i nonni) hanno una lunga tradizione nella pubblicità del cibo, perché come anziani rappresentano la tradizione, l'autenticità e il cibo del glorioso passato.
Le due novità della campagna Bontà a Prova di Nonna sono il ruolo di guardiane interpretato dalle nonne e il fatto che la campagna adotta il linguaggio dei social media. Per quanto riguarda il ruolo interpretato dalle nonne, può essere considerato come un'estensione del ruolo di tastemaker. I tastemaker sono coloro che hanno la credibilità di stabilire cosa è buono e cosa no. Si tratta di un ruolo che gli anziani hanno sempre avuto in quelle culture del cibo in cui la tradizione ha la meglio sull'innovazione. Mentre, per esempio nei paesi anglosassoni, sono gli chef che stabiliscono cosa è buono e cosa no a proposito di cibo, nei paesi del sud Europa questo tocca agli anziani, specialmente alle donne. Certo, molte cose stanno cambiando, ma i trend dominanti sono ancora questi. Infatti, in queste culture sud europee, di solito gli anziani sono visti in contrasto con l'innovazione, come un bastione contro l'industrializzazione e la perdita di identità. La Ferrero, invece, rappresenta gli anziani come un ponte tra tradizione e innovazione, davvero una significativa rivoluzione Il messaggio finale della campagna sembra essere: il cibo industriale può essere tradizionale.
Può essere vero? Cosa ne pensano veramente le nonne italiane? Sembra che non siano d'accordo con Ferrero. Le donne pensionate della Confederazione Italiana Agricoltori, infatti, sembra non abbiano apprezzato la campagna. In una dichiarazione ufficiale, hanno infatti dichiarato che i prodotti della Ferrero sono sicuramente buoni, ma che i cibi preparati dalle nonne nei paesi rurali sono tutta un'altra cosa. Inoltre, aggiungono anche che a loro piacerebbe incontrare le nonne della campagna per scambiare con loro ricette di merende, confetture, pane, biscotti e tutti quei cibi che loro preparano per dissuadere i giovani a stare lontani dai bar e soprattutto dai fast food. In fondo, dicono, il cibo industriale non può eguagliare le mani di una nonna.
Spero vivamente che le nonne della Ferrero e le pensionate ex contadine si incontrino, e vorrei veramente essere presente. Purtroppo, ho paura che questo incontro non avverrà mai. Infatti, è la seconda novità, il linguaggio dei social media, che sembra di ostacolo all'incontro. Da una parte dobbiamo chiederci se il linguaggio adottato dalla campagna è veramente il linguaggio dei social media. In realtà, le quattro nonne sono delle testimonial, e la campagna Ferrero è nient'altro che pubblicità. Dall'altro lato, le pensionate contadine sono persone vere, realtà, ma sembrano considerare le quattro nonne della campagna promozionale come due vere nonne. In realtà, i due gruppi giocano su due campi diversi, sono l'espressione di due ruoli diversi e perseguono scopi diversi. Anche se dovessero incontrarsi, parlerebbero due linguaggi differenti. Per organizzare un vero dibattito social sul tema “Il cibo industriale può essere tradizionale?”, la Ferrero dovrebbe adottare il vero linguaggio dei social media. In realtà, dovrebbe invitare pubblicamente le vere nonne italiane a visitare lo stabilimento e dovrebbe aprire i suoi social media al pubblico dibattito. Questo significherebbe adottare veramente il linguaggio dei social media e prendere in considerazione il ruolo delle nonne come guardiane della tradizione